Tra le crisi più importanti della storia recente dell’uomo, assieme a quella del 1929 e del 1973, quella del 2008 è stata altrettanto grave e numerosi paesi ne subiscono le conseguenze ancora oggi. Noi tutti l’abbiamo vissuta in prima persona e possiamo testimoniarne, perlomeno alcuni di noi, i vari effetti che hanno scatenato sulla vita di tutti i giorni.

Ma i presupposti per la crisi risalgono addirittura al 2003, anno in cui iniziarono ad aumentare in maniera esponenziale le erogazioni di mutui a clienti che, solitamente, non sarebbero stati in grado di fornire garanzie e a cui quindi non sarebbe stato dato credito. Questa scena venne amplificata dalla presenza di una bolla immobiliare generata dalla crescita, negli Stati Uniti, dei prezzi delle abitazioni in maniera costante.
Il problema dei mutui sub-prime
L’abbassamento dei tassi d’interesse finì per aumentare la domanda di abitazioni aumentandone notevolmente i prezzi; per via della bolla immobiliare, concedere i mutui da parte delle banche era sempre una mossa conveniente: in caso di insolvenza, infatti, si sarebbe recuperato il denaro attraverso il pignoramento e la successiva rivendita dell’abitazione.
Quando la bolla immobiliare iniziò a sgonfiarsi, alla fine del 2006, i possessori di mutui subprime divennero – come prevedibile – insolventi, anche per via dell’aumento degli interessi. Nel 2008 però si segnano dei momenti importanti, in concomitanza con la sparizione delle banche più note: in particolare la Lehman Brothers il 15 settembre 2008 dichiara bancarotta, seguita una settimana dopo dalla Goldman Sachs e Morgan Stanley che diventano banche normali.

Chi sono i veri responsabili?
Ma di chi sono le responsabilità di tutto ciò? Secondo gli attenti osservatori, le cause sono da ricercarsi nelle pratiche errate della distribuzione di mutui subprime forniti senza supervisione. Altri ancora, però, identificano i mediatori come colpevoli di aver indirizzato i debitori suggerendo loro di accollarsi prestiti che non potevano, già dal principio, soddisfare. Gli investitori di Wall Street sarebbero altrettanto colpevoli, avendo scommesso su titoli che incorporavano mutui subprime senza aver valutato in maniera critica la sostenibilità dei prestiti nel lungo e nel breve periodo.
Le critiche sono state mosse anche ai debitori, incauti nell’aver contratto mutui di cui sapevano in partenza sarebbe stato difficile (se non impossibile) soddisfarne le condizioni. Molti di loro, infatti, pensavano di vendere semplicemente le proprie case nell’eventualità di difficoltà nel soddisfare i pagamenti; il problema è sorto poi con la caduta dei prezzi degli immobili iniziata nel 2005, rendendo la strategia non più applicabile per i beneficiari di mutui subprime.
Una serie di tragiche conseguenze
La recessione ha poi generato una sequela, come accaduto nel 1929, di casi tragici: aumento della disoccupazione che ha trafitto diversi paesi, arrivando in maniera pesante anche in Italia dove purtroppo dal 2008 sono aumentati i suicidi per cause economiche.
Nell’anno successivo, il 2009, il Pil di diversi paesi del mondo occidentale è crollato, arrivando in casi estremi all’erogazione di ingenti prestiti per evitare l’insolvenza sovrano, sfruttando dei piani di salvataggio orientati a sventare possibili default. Più di settanta paesi sono finiti in recessione e 20 milioni di persone si sono ritrovate, improvvisamente disoccupate, con effetti della crisi di cui – purtroppo – siamo testimoni ancora oggi.
Comments by Conservatore